Contemplare per assomigliare a Maria e a Gesù
Siamo arrivati alla quarta domenica d’Avvento e la liturgia ci presenta il vangelo dell’Annunciazione della nascita di Gesù a Maria Santissima: Lc 1, 26-38 (clicca qui per leggerlo).
Questo brano evangelico si presta benissimo più che alla spiegazione, alla contemplazione. Non a caso il Santo Rosario ci invita a contemplarlo nel primo mistero della Gioia. E per restare in tema, proprio domenica scorsa, domenica della Gioia, ci eravamo lasciati con Giovanni Battista che ancor prima di essere testimone della Luce di Dio, ne era stato contemplatore (clicca qui per leggere il commento).
Contemplare non significa capire e saper spiegare tutto per filo e per segno, ma significa sostare a lungo (il tempo di cinquanta Ave Marie) e lasciarsi prendere per mano dalla Vergine che ci presta i suoi occhi di Madre e Figlia e ci accompagna nei momenti più importanti della vita di Cristo.
Così piano piano, ci accorgiamo di quanto siano vere le parole di Gustave Flaubert: “si diventa ciò che si contempla”. Infatti, più contempliamo i misteri della fede con gli occhi di Maria – oggi in particolare il mistero della perfetta Umiltà di Dio che si fa Bambino per noi – più diventiamo umili, disponibili al sì, e per grazia di Dio, capaci di parlare, tacere, agire, pensare, pregare, vivere e morire proprio come Maria e come Gesù. La contemplazione ci aiuta sia a cambiare in meglio, sia a costruire fraternità.
La fiducia dei figli
L’angelo Gabriele entra nella casa di Maria, in un luogo intimo e quotidiano, e le rivolge un saluto stupendo: “Rallègrati, piena di grazia, il Signore è con te”.
Maria è l’Umanità perfetta, tutta Bellezza e Umiltà, senza sbavature di sorta, senza macchia. Eppure anche lei, ascoltate le parole dell’angelo, ha una reazione che somiglia molto alle comuni reazioni che noi, umanità ferita dal peccato, abbiamo dinanzi ai fatti che ci accadono nella vita, compresi quelli belli: ci prende la paura. “A queste parole ella fu molto turbata”, al punto che l’angelo la rassicura subito: “Non temere, Maria”.
Per noi che abbiamo centinaia di paure, è consolante sapere che anche Maria ha provato timore. Vuol dire che avere paura non è una colpa e possiamo permetterci di aver paura dinanzi alle grandiose ed incredibili proposte che Dio ci fa.
Quando abbiamo paura, anzitutto riconosciamolo, e poi facciamo risuonare nel nostro cuore le parole di conforto dell’angelo, che in fondo sono le parole che Dio stesso ci rivolge: “Non temere, …” (ognuno completi con il proprio nome).
Lasciamoci rassicurare dal Padre e lasciamo crescere in noi la fiducia totale di cui è capace solo chi si sente figlio. Solo allora avremo tolto alle nostre paure lo scettro, il potere di dominarci. Solo allora, come Maria, anche noi saremo grembo che accoglie e custodisce la volontà di Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Per riflettere
In questi ultimi giorni di attesa (ma anche in futuro), quando saremo presi dal timore, ripetiamoci con convinzione e perseveranza: “Non temere…”. E magari prendiamoci anche un po’ di tempo per contemplare i misteri della Gioia (li troviamo qui) che sono veramente perfetti per prepararci al Natale del Signore Gesù!