Nei panni degli altri è una meditazione a partire dal Vangelo secondo Luca 6,36-38
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»”.
C’è un episodio che amo particolarmente della vita di San Francesco, così come è narrata nelle varie biografie: un giorno un suo confratello mentre erano in cammino gli si accostò ed iniziò a lodarlo per la sua condotta di vita, per le sue opere, per la sua carità e finito tale elogio, rivolgendosi al futuro santo, gli domandò come avesse fatto. Francesco lo guardò e poi diede una risposta che cerco di riferire senza avere il testo sotto: “Se un ladro avesse avuto le stesse grazie che ho ricevuto io dal Padre, sicuramente sarebbe stato più fedele a Dio”.
Immagino il volto raggelato dell’interlocutore di fronte una tale replica, lui cercava qualche ricetta vincente per trasformarsi in un santo e Francesco re – indirizza il suo sguardo verso l’Alto e verso l’interno di sé, verso una verità troppo scomoda per ognuno di noi: il male, come il bene, alberga nel nostro cuore.
E’ qualche tempo che medito su questo “passo possibile” da fare per vivere questo brano di Vangelo così ostico e difficile da praticare: come si fa a non giudicare un uomo che commette delle atrocità: delitti, violenze su persone innocenti? Come è possibile non condannare chi, a più riprese, si è dimostrato indegno di fiducia o tanto fragile da cadere di nuovo nella medesima situazione? Come si fa a perdonare qualcuno che ci ha fatto un grande torto in maniera gratuita, quando cioè non c’era nessun pretesto per compierlo?
Sinceramente non lo so ma credo che la via tracciata da Francesco con quell’espressione possa essere tra le maggiormente praticabili: guardarsi dentro e rendersi conto che anche noi, in situazioni simili, avremmo potuto fare ciò, se non peggio. E’ un esperimento mentale che reca sofferenza e forse vergogna ma che ci aiuta a fare un bagno risanante di umiltà riconoscendoci: fragili, deboli, inclini al male come tanti, come tutti.
I grandi santi lo sapevano e diffidavano spesso di se stessi, non avevano poca fiducia in sé che è una cosa totalmente diversa ma conoscevano che “l’uomo è un baratro e il suo cuore è un abisso” come recita il salmo 63 e che quindi occorreva continuamente vigilare sia su ciò che entrava ma in particolar modo su ciò che “usciva”.
Forse oggi il passo possibile che ci viene chiesto non è in avanti ma “in – dentro” verso le profondità del nostro cuore così misterioso ed imprevedibile e facendo ciò scopriremo che quella persona che noi, senza troppo esitare, abbiamo definito cattiva non è così lontana dalla nostra natura e passo dopo passo diventerà possibile ciò che ora ci sembra troppo arduo, quasi impossibile.
Altre meditazioni sulla Parola di Dio sono presenti nella nostra rubrica Lievito nella Pasta.