Nella proclamazione del Passio secondo Matteo vi è una scena drammaticamente umana: il rinnegamento di Pietro. Siamo nel palazzo del Sommo sacerdote, Pietro è lì seduto e attende gli svolgimenti della vicenda del suo Maestro. Per tre volte gli pongono domande relative alla sua relazione con Gesù e per due volte, le ricorrenze nella Bibbia sono da tener conto, lui risponde: “Non conosco quell’uomo” (Mt 26, 72.74).

Pietro rinnega Gesù, perché in verità è un suo discepolo, ma nel farlo compie un altro atto che possiamo considerare di umiltà inconsapevole, egli afferma di “non conoscere” Gesù. Questa sua confessione è – in un certo qual senso vera – egli non è entrato pienamente nel Mistero grande di Gesù detto il Cristo, egli non ha fatto ancora totalmente esperienza (il verbo “conoscere” nella Bibbia non ha un’accezione puramente intellettuale ma esperienziale) di Lui.

Cosa provoca in me questa frase di Pietro? Io “conosco” veramente Gesù? Desidero “conoscerlo” più in profondità? Mi voglio “immergere” in questo Mistero enorme? Oppure fermarmi alla superficie al già vissuto, al già provato?

Mi restano sulle labbra le parole del Salmo 26, da ripetere in questa Settimana Santa, nel silenzio, nella contemplazione e nell’adorazione: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.

Altre meditazioni sulla Parola di Dio, le potete trovare nella nostra rubrica: Lievito nella pasta.

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