Continua il nostro viaggio all’interno di questo stupendo brano evangelico del “Cieco nato”.

Era di sabato che Gesù aveva compiuto questo miracolo. Dio, il sesto giorno, venerdì, crea l’uomo, a forma di croce, e il settimo si è riposato. Gesù, che è Dio, il settimo giorno, il giorno del riposo, ricrea l’uomo, fatica per lui, perché abbia la luce. La buona notizia, il segreto, è nascosto precisamente qui: Dio non riposa più. Non riposa più per l’uomo. E una volta che apre, nessuno più può chiudere. Nessuno e niente può chiudermi gli occhi

I “segni” dell’amore

I farisei sono quelli che in cuor loro hanno già condannato Gesù, sono quelli che cercano un pretesto per uccidere. I farisei non meditano, ma premeditano. «Come fa un peccatore a fare tali segni?», si domandano. I farisei sono quelli che parlano di segni ma non di opere. Le opere vivono, i segni muoiono. «Generazione perversa – dirà Gesù, il Dio vivente – generazione che va in cerca di segni». Non a caso la stessa parola greca che dice segni, dice tomba. 

È bastato un sabato per incatenarli a un’aporia. Non può essere un peccatore e compiere i segni di Dio. Questi farisei «hanno uno scisma dentro di loro», dice il testo greco. Sono come schizofrenici. E tornano a chiedere all’uomo: «Tu che dici su costui?» E il cieco risponde: «Per me è un profeta. Non vi dico qualcosa di lui, vi dico chi è lui, per me, dicendovi quello che mi ha fatto». 

Chi è il vero cieco?

A questo punto i farisei cominciano a non credere neanche alla cecità dell’uomo. Divengono ciechi persino dinanzi alla realtà conclamata. Chiamano in causa i genitori, come avevano già fatto i discepoli di Gesù. Poveretti, quelli temono. Dicono: «Noi sappiamo che costui – sembra che prendano le distanze – è nostro figlio e che è nato cieco. Come adesso ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi. Chiedetelo a lui». 

Ecco, «se pure una madre abbandonerà suo figlio, io non vi abbandonerò», dice il Signore in un altro vangelo. Lo fanno per paura, in loro la paura vince l’amore. Maria si stringerà al legno della croce, non teme il segno di Colui che vi è maledetto, non teme alcun anatema, alcuno stigma.

Chiamano ancora il giovane, lo tartassano di domande, perché loro “sanno”. Sappiamo questo, sappiamo quest’altro, sappiamo continuano a ripetere. E il cieco nato risponde: «Io invece so solo una cosa: che prima non vedevo e adesso vedo. Quel che più stupisce, è che voi non vediate, voi che dite di vedere!» E ricondotti di fronte alla verità dei fatti, punti nell’ orgoglio dei bravi, tornano a giudicarlo per uno che è nato nei peccati, i suoi o quelli dei suoi genitori importa poco, non merita di restare nel consorzio dei “giusti”. 

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

Sarò padre, quando accoglierò dentro di me la legge del Figlio

Gesù avverte a questo punto che la sua pecorella è incorsa nell’emarginazione, quindi la cerca e la trova. Gesù ritorna alla fine di ogni cosa: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?» E qui la risposta mi fa commuovere: «Chi è, Signore, perché io creda in lui?» Sembra risentire il salmista: «Che cos’è un uomo, un figlio dell’uomo, perché te ne curi?». Quando poniamo a Dio questa domanda, adesso sappiamo che è Dio un figlio dell’uomo, che dell’uomo si è fatto figlio perché ci curassimo di lui. Perché curarsi dell’uomo sia curarsi di Dio stesso. Ecco chi è, salmista, un figlio dell’uomo. Uno per cui è valsa la pena sacrificare Dio stesso. Gesù gli risponde infatti: «Chi ti ha plasmato di nuovo, è il Figlio dell’Uomo, colui che parla con te». E mentre alla samaritana aveva detto «Sono io che parlo con te, il Messia che voi aspettate», al cieco nato dice: «Sono io che parlo con te, il Figlio dell’uomo». 

E gli occhi della carne divengono gli occhi dello Spirito: la fede, che si inginocchia. 

E poi dona l’ultima perla preziosa: «Per un giudizio sono venuto nel mondo, perché chi non vede veda, e chi vede sia accecato». Il giudizio non viene alla fine! Il giudizio è già stato pronunciato dal Padre nella persona del Figlio, ed è per dare la vita, non per toglierla! Per dirci che senza di Lui non possiamo fare le opere del Padre. Chi fa il padre senza avere prima accolto la vita del figlio, è un fariseo, e resta nel peccato. Sarò padre, quando accoglierò dentro di me la legge del FiglioSarò con il Padre, quando sarò il Figlio

Foto di 4144132 da Pixabay

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