Nel cuore della prima lettura odierna, Paolo rivolge una domanda precisa ai Romani, destinatari di questa lettera: “Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate?”.

Una domanda che è molto importante anche per noi oggi ma che va coniugata non solo al tempo passato ma anche al tempo presente: quale frutto raccogliamo dai nostri pensieri, dalle nostre azioni, dai nostri sentimenti?

Alcuni potrebbero trovarla una domanda facile: questa cosa mi fa stare bene, questa altra mi fa soffrire, questa la dovrei fare ma costa fatica e così via. Questi tipi di ragionamenti logici all’apparenza nascondono una vena di infantilismo, perché non basta l’apparenza per saper scegliere ciò è buono da ciò che non lo è, ma occorre una sapienza profonda per saper distinguere i frutti benefici da quelli velenosi e ciò che discrimina la bontà di un frutto è il tempo, alcuni frutti fanno bene per i primi tempi ma poi si rivelano dannosi sul lungo periodo e viceversa, come accade per le erbe mediche, amare al primo assaggio ma poi curative. 

Anche a noi Paolo rivolge questa stessa domanda: Quale sono i frutti, quali sono le conseguenze delle vostre azioni, dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti? Chiedervelo vi porterà ad evitare tanti problemi e forse vi aprirà vie inimmaginate. 

Altri contenuti sulla Parola di Dio sono qui: L

evito-nella-pasta/

Condividi questa pagina!