Le pagine del Vangelo che da adesso in poi, ci racconteranno i fatti avvenuti i giorni dopo la resurrezione di Gesù. Secondo la parola di oggi, stando all’ evangelista Giovanni (20, 11-19), Maria Maddalena vede per la prima volta Cristo risorto.

La pagina racconta della donna che attende fuori dal sepolcro vuoto e piange perché, come risponderà interrogata dai due angeli: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto” (Giovanni 20, 13-14). Ecco che però si volge indietro e vede Gesù risorto ma non lo riconosce immediatamente. Pensa che sia il custode del giardino e a costui chiede: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto ed io andrò a prenderlo” (Giovanni 20, 15-16).

Gesù chiama per nome

Quante volte nella nostra vita Cristo ha bussato alla nostra porta ma non lo abbiamo riconosciuto? Quante volte abbiamo pianto e ci siamo ripiegati su noi stessi di fronte a dolori, difficoltà e tormenti, facendo così il gioco dello spirito del male? Quante volte non siamo stati capaci di togliere il masso pesante che ci impediva di uscire dal nostro sepolcro per andare incontro alla vera e sola luce che proviene da Cristo?

Gesù ci ama e ci ama di un Amore talmente folle che non si arrende, come dimostra la stessa croce. Vuole irrompere nella nostra vita per mezzo di quell’ “imprevisto”, come lo definisce Don Luigi Maria Epicoco, che è la resurrezione. Ed è in quell’ istante, in cui tutto sembra perduto, che Egli ci chiama per nome, come ha fatto con la Maddalena: “<<Maria!>>. Ella si voltò e gli disse in ebraico: <<Rabbunì!>>” – che significa: <<Maestro!>>. (Giovanni 20, 16-17). Cristo sceglie di chiamarci per nome per farsi riconoscere e per farsi incontrare. L’essere chiamati con il nostro nome ci sveglia, ci interroga su un ritorno a noi stessi per mezzo della sua Luce, del suo Bene e del suo Amore.

Sentiamo quanto ai suoi occhi siamo “una meraviglia stupenda” (Salmo 139). Al suo sguardo non siamo invisibili ed è lo stesso Gesù a ricordarlo quando, rivolgendosi ai suoi discepoli in missione sparsi per il mondo, dice: “(…) rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”(Luca 10, 20). Cristo pronunciando il nostro nome getta un seme e lo fa con talmente tanto amore, da rendere feconda la nostra vita: “Non temere, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni” (Isaia 43,1).

Caravaggio, Vocazione di San Matteo, San Luigi dei Francesi, Roma.

Gesù è Amore, misericordia e perdono

Secondo il Vangelo di Luca Gesù salvò dal peccato Maria Maddalena: “Maria, chiamata Maddalena, dalla quale uscirono sette demoni” (Luca 8, 2-3). Da allora, divenne la discepola che più di ogni altro rimase amorevolmente fedele al Cristo. Dalle sue tenebre venne liberata e convertita.

Proprio in quel momento in cui abbiamo toccato il fondo, Gesù scende nei nostri inferi, ci afferra per i polsi e ci fa risorgere. È un Dio che ha scelto di farsi carne, ultimo tra gli ultimi, disposto a dare la sua stessa vita per ciascuno di noi. Pur di salvarci sceglie di prendere parte e farsi carico delle nostre miserie, mancanze, afflizioni. Santa Maria Maddalena De Pazzi, in un famoso brano, dice: “Ma si, si dove son loro sei Tu ma loro non son già dove Te, dico, dove sei Tu. Tu sei nell’Inferno ma l’Inferno, non è già dove Te”. Ma anche il Salmo 139 è molto esplicito in questo senso: “Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti” (Salmo 139, 7-8).

Liberi di scegliere Gesù

Essere salvati, risorgere e convertirsi alla gioia della vita è possibile. Ciò non vuol dire che il cristianesimo sia la strada che porta alla felicità, come hanno tentato di essere molti sistemi di pensiero filosofici. Questo perché il cristianesimo non è né una filosofia né una semplice religione. Il cristianesimo è Gesù Cristo, è la Croce, è l’Amore, è la Resurrezione. Ognuno di noi ha la sua croce da portare nella vita ma possiamo scegliere se camminare da soli, nel buio delle tenebre o se camminare e affrontare paure, dolori alla Luce della parola di Cristo e della sua promessa.

Gesù, durante l’ultima cena, è stato chiaro in questo, proprio con colui che lo tradirà. A Giuda che chiede: “Rabbì, sono forse io?”, Gesù risponde: “Tu l’hai detto!” (Matteo 26, 25-26). Il “Tu l’hai detto” vuol dire, scegliere. “Non è ancora detto. Scegli Giuda!”.

Foto di Arek Socha da Pixabay 

Perciò, si può scegliere se camminare con Cristo oppure se girarsi dall’altra parte al sentir pronunciare il nostro nome. Possiamo scegliere se risorgere dal nostro sepolcro insieme a Lui, facendo rotolare quella pietra oppure se rimanere in ostaggio delle nostre tenebre. E possiamo scegliere se rispondere a questa chiamata, chiamandolo “Maestro!” e dunque, riconoscendolo quale guida e Luce che illumina i nostri passi verso la Vita eterna, che non sarà dopo la morte ma è qui ed ora.

Agapé

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