Abbiamo da poco celebrato il Natale, facendo memoria di quella “pienezza del tempo” in cui “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Da pochi giorni, poi, abbiamo ringraziato il Signore per l’anno trascorso, inaugurato un nuovo calendario e, passate le feste, ripreso il cammino liturgico del Tempo ordinario.

Nel pensiero paolino, la riflessione sul tempo occupa un posto importante. Da una parte egli ha sempre presente quella tensione escatologica che proietta il credente verso la vita futura, quella già inaugurata dalla morte e risurrezione di Cristo. In diversi passaggi delle sue lettere, d’altro canto, l’Apostolo parla del presente, invitando i cristiani a viverlo nel giusto modo.

Uno di questi passaggi è quello che troviamo in 1Cor 7,29 in cui afferma, con una certa enfasi, che “il tempo si è fatto breve”. Le parole sono scelte con cura. Paolo non usa il termine chrónos, che in greco designa il tempo cronologico scandito dalle ore che passano, ma impiega il sostantivo kairós che indica il tempo nel suo contenuto di azioni umane, di vicende, di eventi che costituiscono la vita degli uomini.

Esso è poi definito “breve”, impiegando una terminologia che allude all’atto con cui i marinai ammainano le vele della nave al termine del viaggio. Nella riflessione dell’Apostolo non si tratta di invito a vivere fuori dal mondo, chiusi in un nuovo ascetismo, ma in quella consapevolezza che la fugacità è per il credente l’occasione per fare di ogni istante un tempo “pieno”, da vivere in pienezza, come dono e impegno.

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Don Fabio

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