Qualche tempo fa, durante un’udienza generale del mercoledì, mi colpì molto una frase di Papa Francesco. Disse: “il discepolo parte leggero”.

Il pontefice faceva riferimento al primo mandato di Gesù: i discepoli non dovevano portare neppure due paia di sandali. L’apostolo, per il papa, si riconosce infatti anche dall’essenzialità.

Da quel giorno, ogni volta che parto per un viaggio di apostolato, chiamata ad esempio in un’altra città a presentare i miei libri sui santi e i giovani testimoni della fede, non mi chiedo più se ho preso abbastanza cose, ma se sono abbastanza leggera.

Una beata che ci aiuta a scoprire o riscoprire la sobrietà e la povertà in spirito è Sandra Sabattini.

Un paio di scarpe comode, uno zaino in spalla, il libro della liturgia delle ore, cibo ed acqua: non cercava molto di più.

Sulle orme di san Francesco, è stata l’emblema della radiclaità evangelica.

Ciò che contava davvero per Sandra erano le relazioni, le amicizie, i paesaggi: cose che non si possono comprare e che non hanno prezzo.

Riminese, classe 1963, morta a soli 21 anni a causa di un incidente stradale, è stata una giovane donna profonda ed umile. Sandra ha trascorso la sua breve vita al servizio dei poveri, dei diversamente abili, dei tossicodipendenti nella comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, morto nel 2009 attualmente Servo di Dio.

Benzi la ammirava molto, in lei riconosceva una fede autentica. Eppure, Sandra non si sentiva mai a posto, credeva di dover sempre migliorare il suo rapporto con Gesù, sentiva che poteva amare ancora di più.

Questi sono i santi: degli umili amici di Gesù, che desiderano offrire il loro meglio, soprattutto nel servizio al prossimo.

E lei non si tirava indietro, quando c’era da accogliere Cristo nella carne piagata dei fratelli e delle sorelle.

Una volta, scambiò il suo maglione nuovo con il corpetto strappato di un tossico dipendente.

Sandra, però, non aveva una particolare dedizione solo per i bisognosi: amava di un sentimento puro e genuino un ragazzo, Guido, con il quale era fidanzata. Entrambi appartenevano alla stessa comunità e progettavano di partire per l’Africa insieme.

Sandra è morta proprio mentre progettava il suo futuro con Guido, per questo è stata beatificata come “la prima beata fidanzata”.

Il suo esempio continua ad ispirare tantissimi giovani, che sentono di non essere felici fin quando non iniziano a spendersi seriamente per qualcuno. La felicità, infatti, si trova – o meglio ci trova – se non quando iniziamo a donare realmente la nostra vita.

Per poter donare la vita, però, occorre fondare la vita sulla roccia del Vangelo, sulla preghiera. Ecco perché Sandra amava, di tanto in tanto, ritirarsi, stare in disparte, dialogare con il Signore, porsi in silenzio davanti al Santissimo Sacramento. Diceva, infatti, che per stare in piedi bisognava saper stare in ginocchio e sosteneva: “Se non prego almeno un ora al giorno, neppure mi ricordo di essere cristiana”.

A Sandra ho deciso di dedicare un romanzo, per aiutare i giovani smarriti e che si sentono vuoti: Amando scoprirai la tua strada | Casa Editrice Mimep Docete

Un’altra storia bellissima, di un giovane morto in odore di santità, di cui abbiamo parlato recentemente è quella di David Buggi:A che serve pregare? La storia di David Buggi – Le grain de blé (legraindeble.it)

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