«Se per recuperare ciò che ho recuperato
ho dovuto perdere prima ciò che ho perso,
se per ottenere ciò che ho ottenuto
ho dovuto sopportare ciò che ho sopportato,
se per essere adesso innamorato
ho dovuto essere ferito,
ritengo giusto aver sofferto ciò che ho sofferto,
ritengo giusto aver pianto ciò che ho pianto.
Perché dopotutto ho constatato
che non si gode bene del goduto
se non dopo averlo patito.
Perché dopotutto ho capito
che ciò che l’albero ha di fiorito
vive di ciò che ha di sotterrato».[61]
Francisco Luis Bernárdez, “Soneto”, in Cielo de tierra, Buenos Aires, 1937.
Una biografia di Francisco Luis Bernárdez seppur in lingua spagnola è presente qui.
Altre meditazioni sulla relazioni tra poesia e fede sono presenti nella nostra rubrica: Scribi del Mistero.
Mettiamo qui, quasi in appendice, la versione originale del testo:
Si para recobrar lo recobrado
Si para recobrar lo recobrado
debí perder primero lo perdido,
si para conseguir lo conseguido
tuve que soportar lo soportado,
si para estar ahora enamorado
fue menester haber estado herido,
tengo por bien sufrido lo sufrido,
tengo por bien llorado lo llorado.
Porque después de todo he comprobado
que no se goza bien de lo gozado
sino después de haberlo padecido.
Porque después de todo he comprendido
por lo que el árbol tiene de florido
vive de lo que tiene sepultado.