Mi colpisce sempre il Vangelo dei seminatori-operai della messe. Ogni volta, infatti, siamo in situazioni di vita differenti, ma con un invito sempre chiaro davanti, IL REGNO DI DIO.
Potremmo fare una piccola sintesi del mandato missionario che ci fa Gesù, ogni volta che ci invia a lavorare per Lui.
LA CHIAMATA
Non si può iniziare la vita, quella vera, quella bella per davvero, senza prima una voce che ci chiama. La chiamata ci dona la nostra identità, chi siamo, ci dona l’inarrestabile consapevolezza che abita nel nostro cuore, che siamo amati. Nessuno ti chiama se non ha interesse per te, se non si preoccupa per te.
LA COPPIA
Il Signore quando chiama, chiama sempre in coppia. Perché dove due o tre.., non dice dove sei tu da solo, proprio perché da soli non si può andare molto lontano. Il Signore ci chiama alla comunione, all’unità, mai alla solitudine.
Ho capito la bellezza e l’importanza del camminare in due, durante la mia prima missione popolare. Il supporto, il sostegno, la forza emotiva e l’ecclesialità che si vive con un fratello o sorella non si può descrivere.
L’ESSENZIALITA’
Ci vuole libertà e povertà di spirito per lasciarsi incontrare dalle necessità del Regno, per riconoscere chi ha bisogno di una spalla, chi ha bisogno di una parola di Vita.
Se siamo troppo carichi dei nostri oggetti, dei nostri pesi, non riusciamo a lasciar spazio ai pesi degli altri.
Per questo Gesù ci invia senza bisaccia, ne sandali, ne calzari. Affinché possiamo noi sperimentare in prima persona che cosa significa essere poveri, per andare incontro agli altri.
LA MISSIONE
Il fulcro di tutto ciò è la missione. Il Signore ci chiama ad andare nel mondo, sperimentando la pace ma anche la sofferenza, sperimentando l’incomprensione, il disinteresse. Il Signore ci chiama ad essere portatori di pace, in qualsiasi casa.
Così noi, nella vita di ogni giorno, siamo chiamati, come diceva B.P: a lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.
Ricordandoci sempre che la missione, ognuno con la propria forma di vita, non deve essere vissuta come riconoscimento personale, ma come dono per il Regno di Dio.
CAROLINA PERFETTI