Lieti nella speranza

In mezzo alle diverse esortazioni con cui San Paolo sprona i suoi interlocutori ad una vita autenticamente cristiana, troviamo i diversi inviti alla gioia, presenti un po’ ovunque nel suo epistolario. Ne è prova il fatto che il termine “gioia/letizia” ed i suoi sinonimi sono presenti più di trecento volte nei suoi scritti, in particolare nella Lettera ai Filippesi.

Conformemente all’uso biblico, per l’Apostolo il fondamento della gioia è l’azione di Dio nella vita del credente e trae la sua origine dalla grazia divina che ama e salva. La gioia, così come Paolo la intende, è al secondo posto – dopo l’amore – tra i frutti dello Spirito (cf. Gal 5,22), quindi è suo dono. Per questo è possibile godere di essa anche nei momenti di difficoltà, perché essa non è legata agli accadimenti della vita che mutano e passano, ma è dono soprannaturale.

Il credente, unito al Cristo nella sua Passione, partecipa anche alla sua resurrezione, potendo così gustare una gioia che niente e nessuno potrà mai togliergli, anticipo di quella gioia piena ed eterna verso la quale egli è incamminato. I Romani sono esortati ad essere “lieti nella speranza” (Rm 12,12) cioè a vivere gioiosamente la loro speranza, nella certezza che essi sono in attesa di un futuro sicuro e luminoso. Attingendo la gioia dal Signore Gesù, il cristiano è anche chiamato a farne dono ai propri fratelli, senza invidia, fino a potersi rallegrare con quelli che sono nella gioia (cf. Rm 12,15), così come anche i ministri di Dio sono i “collaboratori della gioia” di tutti i credenti (cf. 2Cor 1,24).

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Don Fabio Villani

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