La Serva di Dio Vittoria dell’Incarnazione è nata nella città di Salvador, allora capitale del Brasile coloniale, il 6 marzo 1661, e venne battezzata nell’antica cattedrale di Bahia. I suoi genitori furono Bartolomeo Nabo Correia e Donna Luisa Bixarxe. Aveva un fratello e tre sorelle (una delle quali, come vedremo più avanti, entrò insieme a lei nel monastero). Come ha scritto il suo biografo Mons. Sebastião Monteiro da Vide (1720), il nucleo famigliare fu un vero esempio di famiglia cristiana.

Nel 1677, quando fu fondato, da monache clarisse provenienti dal monastero di Évora, in Portogallo, il primo monastero femminile in Brasile – il monastero di Santa Chiara do Desterro di Salvador – il padre Bartolomeo, un uomo molto devoto, desiderava che la figlia scegliesse la via della vita religiosa. Ma la ragazza, allora sedicenne, era diventata avversa alla religione e arrivò a dire al padre che avrebbe preferito che le venisse tagliata la testa anziché essere portata in monastero.

Viveva in Salvador, in quel tempo, un sacerdote gesuita di grande fama che il popolo venerava come un santo già in vita e si diceva essere un profeta e un grande direttore spirituale. Il padre, quindi, preoccupato per le scelte della figlia manifestò la sua angoscia e il suo malessere al padre gesuita João de Paiva (morto nel 1681) che lo rassicurò dicendogli che la ragazza sarebbe stata in futuro un religiosa.

Dopo alcuni anni Vittoria cominciò ad avere sogni frequenti in cui si trovava con la Madre di Dio e col suo Divin Figlio. In questi sogni la Vergine invitava la giovane ad abbracciare la vita consacrata. Altre volte, invece, tramite il Bambino Divino che raccoglieva fiori sulla strada per il monastero e la invitava ad entrare in quel medesimo posto. Questi sogni si sono ripetuti più volte, erano tutti delle indicazioni ben precise. Vittoria, però, sorda alla voce dello Sposo non seguì quanto chiesto dalla Vergine e dal Bambino Divino. In una terribile notte dell’anno 1686, quando Vittoria aveva 25 anni, la Vergine le si presentò con un altro sogno, un sogno orribile, in cui vide la stiva di una grande nave a vela sporca e piena di fango. Questo sogno era accompagnato anche dalla visione di persone senza scrupoli che camminano verso la perdizione. Mentre nella parte superiore della nave vi erano molti felici religiosi intenti a camminare verso la salvezza.
Il suo angelo custode poi le spiegò il sogno, dicendo che quanti camminavano sulla parte superiore della nave erano coloro che avevano fatto la volontà di Dio e erano stati salvati, mentre quelli che erano nella stiva, come lei, erano coloro che si avvicinarono alla perdizione. Dopo essersi destata dal terribile sogno, pensò alla sua vita e manifestò la ferma decisione di consacrarsi totalmente a Dio e passare la sua esistenza compiendo la sua santa volontà. Poi chiese, dunque, al padre di inviarla in monastero ferma nella scelta di dedicare la sua vita a Dio.


E quello stesso anno, in una mattina di domenica, il 29 settembre, il giorno di San Michele Arcangelo, Vittoria fu ricevuta nel noviziato delle monache Clarisse e con lei fu accolta anche la sorella maggiore, Maria da Conceição. Ricevette, così, in quel medesimo giorno il nome religioso di Vitória da Encarnação, Vittoria dell’Incarnazione.

Essa ha dimostrato di essere grande nell’esercizio delle virtù. Distaccata da tutto ciò che era mondano, voleva essere la più piccola di tutti e quella che serviva a tutti in umiltà. Dotata di immensa carità verso i più poveri e svantaggiati, ha voluto vivere come una schiava adottando per sé lo stile di vita delle serve che vivevano nel monastero. Consumava i suoi pasti seduta sul pavimento, come era consuetudine tra le schiave del tempo, compiendo quei lavori che nessuno voleva fare, e volle essere la più piccola di tutte, l’ultima! Per diverse volte fu derisa e maltrattata proprio dalle serve del monastero.

Si prese cura di chi era ammalata, portandola nella sua cella finché non era completamente guarita. Sopportò molte umiliazioni con pazienza e tranquillità. Visse interamente un’esistenza dedicata ai poveri, ai malati e verso coloro che chiedevano al monastero un piccolo aiuto. Per la sua grande carità ricevette dai suoi amati poveri il soprannome di “Madre Esmoler” – “Madre Elemosiniera”.

Quando ricoprì la carica di portinaia, non poche persone si dirigevano da lei per chiedere qualche aiuto. Donò, nell’arco della sua esistenza, tutto quanto possedeva ai poveri, compreso il letto in cui dormiva, per andare a dormire, per terra, su una stuoia di paglia. Per questo motivo, non morì nella sua cella. Mentre stava per morire, infatti, un altro letto fu preso dalla cella di una consorella, perché le monache non volevano lasciarla morire sul pavimento.
In una occasione, due delle serve vennero ad ammalarsi di vaiolo, per evitare il contagio, il medico consigliò alle monache di mandarle fuori dal monastero. Madre Vittoria insistette, affinché non venissero mandate via, lei stessa si offrì per prendersi cura di loro. La sua assistenza materna e le tante preghiere rivolte a Dio guarirono completamente quelle schiave e non vi fu nessun tipo di contagio all’interno del monastero. 

Ebbe diversi doni mistici, vivendo intimamente la passione di Gesù soprattutto mentre compiva il pio esercizio della Via Crucis ogni venerdì dell’anno. Alcuni di questi eventi sono stati testimoniati da altre religiose, mentre partecipano, nel chiostro, per esempio, alla piccola processione del Senhor Bom Jesus dos Passos. Serbava nel cuore il desiderio di imitare il Divino Sposo nelle sue sofferenze, per questo si infliggeva penitenze corporali, arrivando a convertire quei peccatori che passando accanto al monastero sentivano il rumore della disciplina.
Erano rigorosi i suoi digiuni; quando mangiava qualcosa con gusto, aggiungeva agli alimenti delle ceneri per rovinarne il sapore.

In una notte vide Gesù camminare lungo il corridoio del monastero con la sua pesante Croce sulle spalle. In questa visione il Divino Sposo le disse, «Mia sposa, vieni a seguire i miei passi». Da allora cominciò a portare, anch’ella, una grande Croce sulla schiena durante le prime ore del mattino di ogni venerdì.

Madre Vittoria fu promotrice della diffusione della devozione a Nosso Senhor dos Passos in Salvador e fece, anche, costruire all’interno del monastero una cappella a lui dedicata. Amava e pregava per le anime del purgatorio, facendo celebrare alcune sante messe in loro suffragio. Come ha raccontato il suo biografo, molte anime dal Purgatorio andavano a ringraziarla per le preghiere in loro suffragio. Nutriva una devozione speciale per San Michele Arcangelo, il vincitore del diavolo e il custode delle anime del Purgatorio.

Aveva il dono di rivelazione e di profezia. Ebbe anche il dono di trovare oggetti e animali scomparsi. Per questo motivo molti fecero ricorso a lei nella speranza di trovare quello che cercavano. Madre Vittoria diceva sempre che il merito non era suo, bensì dei santi che lei chiamava “i miei amici”.

Passava la maggior parte delle notti in preghiera davanti al Santissimo Sacramento e  proprio per questo l’Arcivescovo di Bahia, suo biografo, la definì una “torcia davanti al Tabernacolo“. I suoi esercizi penitenziali venivano compiuti insieme ad altre due monache, sue consorelle: Madre Maria da Soledade e Madre Margarida da Coluna. Fu spesso tormentata e tentata dal diavolo attraverso visioni terrificanti e da questi terribili combattimenti spirituali ne uscì sempre vittoriosa. Anche le sue due consorelle subirono i medesimi attacchi; Madre Maria da Soledade, per esempio, fu spinta dal demonio e lasciata cadere da sopra il coro senza però subire infortuni.

Dopo 29 anni di clausura e di consacrazione totale della sua esistenza a Cristo e ai fratelli, morì venerdì 19 luglio 1715 alle ore 15.00, aveva 54 anni. Al momento della sua morte, i presenti hanno affermato di aver avvertito un meraviglioso profumo di rose che inondò le stanze del monastero. E durante i suoi funerali un uccello misterioso fu visto volare in monastero ad una velocità mai vista prima per un uccello comune. Alcuni interpretarono quell’episodio come «l’anima di Madre Vittoria che volava verso i palazzi celesti».

Anche durante l’esumazione del corpo di Madre Vittoria, quell’ uccellino apparve nuovamente. Volando dal corpo verso un’apertura nel muro su una delle porte del coro inferiore della chiesa del convento. L’uccellino compì innumerevoli volte quel tragitto, finché quel segno fu interpretato come un desiderio da parte della Madre che i suoi resti mortali dovevano essere depositati in quello spazio del coro, indicato dall’uccellino.

Nel diffondersi della notizia della sua morte, una grande folla si radunò davanti al monastero. Tutta la città, ben presto, seppe della sua morte e in tanti dissero che era morta la “santa di Bahia“. Molti presero stoffe, medaglie, rosari e altri oggetti chiedendo alle  religiose di poggiarle sul corpo della monaca «santa». Questi oggetti venivano considerate come vere e propre reliquie. Il numero delle persone alle porte del monastero crebbe durante tutta la notte ed in molti continuavano a chiamare le monache affinché potessero far poggiare i loro oggetti sul corpo di Madre Vittoria.
Il suo corpo fu posto per tutta la notte nella cappella che aveva ordinato di costruire per la devozione di Nosso Senhor dos Passos. Venne sepolta il giorno dopo nel cimitero del monastero. È testimoniato che le consorelle presero il corpo per la sepoltura: la bara divenne così pesante che non fu possibile muoverla da quel luogo. Esse allora si ricordarono di quella raccomandazione fatta dalla defunta qualche giorno prima della morte, dovevano essere le serve, che ella tanto amava, a portare la bara nella tomba. Chiamate le serve quando esse sollevarono la bara, si accorsero che il peso era molto più leggero.

Numerosi sono i miracoli raccontati dai suoi devoti poco dopo la sua morte. Per l’aumento del numero di questi presunti miracoli, l’allora Arcivescovo di Bahia cercò di interrogare le monache del monastero di Santa Clara do Desterro riguardo la vita di Madre Vittoria. Così, nel 1720, Mons. Sebastião Monteiro da Vide pubblicò, a Roma, una biografia della “santa di Bahia” col titolo “História da Vida e Morte da Madre Soror Victória da Encarnação”.

Il ricordo di Madre Vittoria non è venuto meno, ella fu tra i primi religiosi in Brasile che si distinsero per le alte virtù e per la ricerca della perfezione. Sono in tanti, ancora, coloro, aspettano di vederla elevata agli onori degli altari. I suoi resti mortali si trovano nella cappella del monastero di Santa Chiara do Desterro.

La più antica rappresentazione di Madre Vittoria è un dipinto del XVIII secolo, fatto realizzare su richiesta di Mons. Sebastião Monteiro da Vide e collocato nella cella del monastero dove viveva. Nel quadro, Madre Vittoria appare in ginocchio, con le mani incrociate sul petto e lo sguardo in alto, in contemplazione del Crocifisso. Sul pavimento di fronte a lei sono stati raffigurati gli strumenti di penitenza (disciplina e tela di sacco) e un teschio, a ricordo delle meditazioni che questa testimone della fede costantemente faceva circa la morte.

Madre Vittoria dell’Incarnazione è una prova vivente che Dio non abbandona mai il suo popolo. Nella sua esistenza semplice e profonda ha manifestato un’amore speciale della Passione di Cristo.
S. E. Mons. Murilo Sebastião Ramos Krieger, arcivescovo di Salvador de Bahia, ha fatto richiesta alla Congregazione delle Cause dei Santi del Nulla Osta per l’Apertura dell’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio.

Andrea Maniglia

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