Sia il pane vuole essere un richiamo al grave problema alla fame nel mondo.

Ancora risuona l’eco delle parole di Padre Raniero Cantalamessa, nell’Omelia del Venerdi Santo,all’interno della Celebrazione della Passione, quando partendo dall’attuale situazione emergenziale ci ricordava uno dei pericoli più subdoli e quindi più terribili di questa nostra contemporaneità: l’esilio della coscienza.

Che in questi giorni, nelle nostre case, possiamo fermarci a pensare, a riflettere e a porci domande sulle ingiustizie del mondo, perché è vero che il Corona Virus è un flagello ma ne esistono altri, ai quali forse la nostra coscienza si è abituata troppo in fretta, uno ad esempio è il tema della fame nel mondo.

Il flagello della fame

Vorrei parlare del tema della fame, iniziando con qualche dato ed informazione positiva. Innanzitutto il numero dei bambini denutriti sotto i cinque anni è sceso in modo significativo dal 1950 ad oggi, e molte persone non si trovano più in una situazione di indigenza o malnutrizione. Inoltre, per quanto riguarda la sostenibilità, in un mondo con una popolazione in costante crescita, è importante sapere che già oggi riusciamo a produrre cibo a sufficienza per poter accontentare tutta la popolazione mondiale. E’ quindi la redistribuzione il vero tema su cui concentrarsi.

Povertà e fame nel mondo sono sempre esistiti nella storia dell’umanità, ma ora la nostra generazione è forse la prima che ha il potenziale e le conoscenze necessarie, per poter eradicare questo terribile flagello.
Se passi avanti in questa lotta sono stati fatti nel corso degli anni, non possiamo tuttavia assolutamente permetterci di essere compiaciuti dai risultati ottenuti, in quanto siamo ancora molto lontani dal raggiungere l’obiettivo “Fame Zero”.
Probabilmente, attraverso le nuove tecnologie e tramite un grande sviluppo della scienza avremo la possibilità se non di sconfiggere, quanto meno di ridurre significativamente la fame e, ancor di più, avremo la possibilità di diminuire le disuguaglianze sociali.

Certo è che laddove vi sono le guerre, le quali portano con loro inevitabilmente sempre carestia e fame, non è facile intervenire. Sono infatti molte ancora, le persone che vivono in situazioni di guerra nel mondo. Pensiamo allo Yemen, alla Somalia, alla Siria ed a molti altri paesi. Sono proprio le guerre, purtroppo, il primo dei motivi per cui il numero delle persone denutrite è tornato ad aumentare negli ultimi anni.

Tre possibili “strade”, un unico fine.

Ma parlando di ciò che possiamo fare in condizioni di pace e di come potremmo tutti noi contribuire alla fine di questo grande problema, vorrei formulare tre raccomandazioni principali:


Prima di tutto occorre un miglior coordinamento a livello internazionale con una più efficiente comunicazione tra le organizzazioni, poiché questo faciliterebbe un sostegno più efficace e mirato nelle zone colpite dalla carestia.

In secondo luogo, l’agricoltura e i sistemi alimentari devono essere riformati per consentire una produzione più efficiente e fare in modo che tutti i paesi possano sviluppare le loro economie, i loro sistemi agricoli su piccola scala, i loro metodi di allevamento e la pesca, per soddisfare le esigenze delle loro popolazioni, piuttosto che fare affidamento unicamente su programmi di aiuto alimentare.
La riforma dei sistemi agricoli dovrebbe anche garantire il rispetto delle linee guida e l’attinenza ai requisiti previsti per la sicurezza alimentare, al fine di evitare malattie ed epidemie come quella del COVID-19 tutt’ora in corso.

Infine, dobbiamo ridurre la perdita e lo spreco di cibo. Questo è un punto su cui tutti dovremmo fare la nostra parte , e nessuno dovrebbe esimersi da questo impegno. Secondo i dati FAO, infatti, un terzo degli alimenti prodotti per il consumo umano è perso o sprecato in tutto il mondo, questo equivale a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo perso all’anno, lungo tutta la catena di approvvigionamento, dalla produzione agricola iniziale fino al consumatore finale, quindi noi.
La quantità di cibo sprecata sarebbe, già da sola, sufficiente a sfamare tutte le persone che si trovano in condizioni di malnutrizione, oggi ed anche in futuro.

Riorganizzare un atteggiamento corretto nei confronti del cibo, in particolare nei paesi sviluppati, dovrebbe essere essenziale per evitare lo spreco alimentare.

In aggiunta, dobbiamo sempre tener presente che le risorse del nostro mondo, seppur molte, non sono infinite. Per questo motivo dovremmo adottare uno stile di vita più sobrio e responsabile, al fine di vivere meglio tutti insieme.

Claudio

Altri articoli li potete trovare qui: https://www.legraindeble.it/

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