Quest’anno la liturgia della Parola della Domenica di Pasqua ci fa leggere e meditare la Passione del nostro Signore Gesù Cristo narrata dall’evangelista Luca; questo brano così denso e intenso viene immediato preceduto dal brano sotto citato, esso ci servirà come “accesso” alla Passione di Luca.

In tale pericope sono presenti tre verbi molto importati, che ci accompagneranno a Gerusalemme con Gesù. Due sono in forma esplicita, uno in forma implicita. Ognuno di essi può essere una chiave per entrare nel mistero pasquale e per viverlo in profondità.

Vangelo di Luca 22, 7 – 13

“Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella
casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua”.

I verbi che conducono a Gerusalemme:

Preparare…

Il primo verbo che Luca fa ripetere quattro volte in una manciata di versetti è preparare. Esso è utilizzato per indicare la preparazione della Pasqua in ogni suo aspetto. Questo verbo – così comune nel nostro vocabolario – ha un’alta densità spirituale e ci va ad indicare che la Pasqua, come la vita, non si può improvvisare. Nessuna stagione della vita, il morire come il rinascere, avvengono così di improvviso; per imparare a morire nella vita spirituale vi è necessità di un lungo e faticosa percorso di apprendistato perché – come cita il detto: “Un conto è parlare di morte, un conto è morire”. Morire è tacere, morire è lasciare spazio, morire è farsi secondo, morire è servire, morire è ascoltare, in poche parole far morire il proprio io non è una vittoria subitanea ma è una scalare aspra e dura.

Egualmente il rinascere, o il risorgere; qui occorre avere tutta la tenacia e la pazienza di un seme che sa che la sua ora è sempre più la di ogni pretesa ma che si nutre di un’attesa feconda, piena di una salda speranza.

Mangiare…

E’ difficile trovare nell’antropologia umana un altro verbo che indichi così fortemente la natura umana, l’uomo – a differenza di altri esseri spirituali – non può non mangiare e quello che può essere da alcuni visto come un limite viene scelto ed esaltato da Dio come uno degli aspetti più veri e belli dell’uomo. Due volte il verbo è presente nel brano odierno è sta a rimarcare la volontà di Gesù Cristo di “abbassarsi” a livello dell’uomo, di prendere la sua natura per poi divinizzarla. Un’incarnazione fino all’ultimo e più piccolo dettaglio, tra tutte le espressioni dell’umano Gesù ha sempre collocato al primo posto il “mangiare”, gli eventi più importanti sono collocati nei pressi di una tavola proprio a volerci indicare la sua volontà di rendersi uomo e di fare partecipe l’uomo a ciò che Egli stesso ha deciso di vivere.

Pasqua…

Nella nostra lingua questa parola non è resa come in forma verbale, anche se nel contesto ebraico da cui essa trae origine ha valore di verbo: pèsah cioè passare, o per precisione passare oltre. Infatti per un ebreo celebrare la Pasqua voleva dire fare memoria di quell’evento in cui Dio salvò il popolo ebraico dalla schiavitù egiziana ma anche “soprassaltò” gli ebrei durante l’ultima piaga verso il popolo egiziano. Infatti si narra nel capitolo dodici dell’Esodo (Cfr. Es 12, 1 – 14) della preparazione della Pasqua e della Pasqua stessa, cioè di quella notte in cui tutti coloro i quali hanno segnato col sangue dell’agnello gli stipiti delle porte verranno risparmiati, lì il Signore passerà oltre, non colpendoli e salvandoli. Un ebreo, celebrando questa festività, ricorda la sua natura di salvato. 

Ecco questi tre verbi: preparare, mangiare e soprassaltare ci fanno entrare nel mistero di questa Settimana Santa verso Gerusalemme. Ci invitano a prepararci ad accogliere un Dio che mangia con noi e muore per noi affinché facciamo memoria del nostro essere soprassaltati e quindi amati e salvati.

Link alla rubrica Lievito nella Pasta: https://www.legraindeble.it/categorie/lievito-nella-pasta/

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