E poi capita alle migliori sentinelle di avere il fiato corto, gli occhi stanchi, le ginocchia fiacche. Capita anche se non vorremmo che nell’attendere, che reca con sé etimologicamente una tensione, si possa insinuare un po’ di stanchezza, un po’ di scoraggiamento, un po’ di fiacchezza, un po’ di fatica e la speranza viene messa a dura prova, se poi è la speranza è quella di una vita, è l’attesa di un Messia, del Messia allora tutto prende il sapore di un dramma: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Così Giovanni in carcere fa domandare dai suoi discepoli a Gesù, un dubbio sincero, umile e prepotente. 

Alla Liturgia della Parola che è composta da uomini e per gli uomini non sfugge questa dimensione dell’umano che è la fatica, di cui noi possiamo anche provare un po’ di vergogna. Si fa fatica a credere, si fa fatica ad attendere, si fa fatica ad amare, si fa fatica a sperare. La tentazione di lasciar perdere tutto, di tornare indietro, di tornare sui propri passi è subdola ma allo stesso tempo invadente, a questa tentazione la Liturgia del giorno risponde chiaramente con un esempio che l’Apostolo Giacomo prende dall’agricoltura: 

Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5, 7).

Giacomo paragona il credente, il fedele all’agricoltore, entrambi attendono qualcuno o qualcosa, l’agricoltore il prezioso frutto della terra, invece il credente il Salvatore. Un’attesa, a ben vedere, sproporzionata nei termini ma il dinamismo insito è lo stesso: per attendere occorre costanza, pazienza, perseveranza, un continuo rilancio delle forze, un continuo rinnovarsi delle energie. 

Siamo giunti a pochi giorni dal Natale, l’Avvento è a più della metà del suo corso, noi attendiamo, forse con impazienza questa Venuta nella Carne del Figlio di Dio ma le batterie possono scaricarsi o stare al minimo. Ecco questo non ci deve scoraggiare perché è stato sempre così nella storia della Salvezza: ogni attesa ha il suo momento di stanchezza, di dubbio, di indecisione tanto che Isaia scrive così:

Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.

(Is 40,29-31).

Quindi coraggio e fiducia  “perché la venuta del Signore è vicina” (Gc 5, 7).

Altre meditazioni sulla Parola di Dio, le potete trovare nella nostra rubrica Lievito nella pasta.

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