Commento al vangelo della XXXIII Domenica del TO

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. (Lc. 5,12-19)

Apocalisse fine

Il vangelo di questa domenica, una delle ultime prima dell’Avvento, come da qualche settimana a questa parte, mostra un Gesù che indica le realtà ultime. L’apocalittica visione di quei tempi non viene posizionata in un momento, in un luogo preciso della storia dell’uomo. Sappiamo solo che verrà in prossimità della fine. Ma cos’è? Di cosa è fatta questa fine?

Apocalisse martirio

La realtà della fine è apocalisse-rivelazione del martirio. Un martirio inteso secondo la sua etimologia: un martirio-testimonianza. Lo sfaldarsi della terra e di ogni costruzione umana, come raccontano le parole di Gesù, è la conseguenza di un mondo che procede babelicamente eliminando Dio dal proprio vivere. Testimoniare Cristo vuol dire entrare nelle tenebrose pieghe di un mondo annientato, di un mondo che teme la fine perché dietro di essa vede il nulla e accettare le conseguenze che questo invio comporta.

Apocalisse perseveranza

Testimoniare Cristo è possibile se si comprende che tutto è iscritto dentro l’eternità di Dio, ogni frammento della nostra esistenza: tutto è fatto dell’amore del Padre e del Figlio. Leggiamo alla fine del brano evangelico della liturgia: ἐν τῇ ὑπομονῇ ὑμῶν κτήσασθε τὰς ψυχὰς ὑμῶν (en tê upomonê umôn ktésasthe tàs psuchàs umôn), «nella vostra perseveranza guadagnerete le vostre anime». La parola ὑπομονῇ, tradotta nel testo con «perseveranza» è più letteralmente traducibile con l’espressione «rimanere sotto». Cristo ci chiede di restare sotto la sua protezione, di riempire il nostro vuoto del suo amore, di arrivare fino alla fine dei tempi consapevoli della sua promessa: «Io sarò con voi». Non possiamo temere nulla, se il compimento del nostro destino, qui ora e sempre, è l’apocalisse dell’Amore.

Elisabetta

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