Il mistero nella filosofia di Simone Weil e Cristina Campo

Ascesi necessità

ascesi poesia
Foto di Andreas Riedelmeier da Pixabay

Vogliamo continuare con questo articolo il nostro viaggio nella poetica di Cristina Campo (ultimo articolo) per indagare il movimento verso l’inesprimibile contenuto nel suo pensiero. È necessario, però, a questo proposito, iniziare partendo da una relazione, quella fra la poetessa e una filosofa e mistica francese del primo Novecento, Simone Weil (biografia). Se osserviamo alcune fra le teorie maggiori della Campo, non possiamo non ritrovarvi una radice esplicitamente weiliana, come nel caso della teoria della necessità.

Simone Weil, in L’ombra e la grazia, distingue fra la «dura necessità», che lega l’uomo alla materia e lo fa vivere per la sussistenza e la «necessità universale», quella forza che ci chiama a Dio e, liberando l’uomo dalla materia, lo rende capace di ascesi. La Campo distingue allo stesso modo fra due tipi di necessità, ma lega maggiormente la distinzione al punto di vista sapienziale. Si scorge, infatti, nelle sue opere una divisione fra «necessità impura», l’insieme dei limiti e delle obbligazioni inerenti la vita fisica, e la «necessità universale» che spinge fuori dalla realtà e conduce al pensiero mistico-religioso. La forma letteraria che può condurre all’ascesi è la poesia:

È certo una parabola del poeta, questo nemico involontario della legge di necessità. Che può fare il poeta ingiustamente punito se non mutare le notti in giorni, le tenebre in luce? Mantenere alla vita ciò che la vita ci promise invano?
Cristina Campo, Parco dei cervi, in Fiaba e mistero

Ascesi poesia

La poesia è per la poetessa lo strumento di un nuovo ordine di rapporti al fine di condurre l’invisibile alla visibilità. Il verso incrina l’apparenza del reale e conduce alla verità celata dalla prima impressione. C’è sempre qualcosa di più profondo nascosto dietro il contingente ed è lì che si nasconde il Verbo. Cristina Campo vede nel reale un’evocazione: la realtà non è falsa, quanto riduttiva. Ciò che si vede è un segno dell’altrove, un punto di partenza necessario alla sua scoperta. Varcare il mondo dato verso l’inesprimibile implica uno sforzo di attenzione, termine chiave nella poetica della scrittrice.

Ascesi attenzione

Simone Weil compie, in L’ombra e la grazia, un vero e proprio elogio dell’attenzione, concepita come ascesi, un esercizio costante che richiede la concentrazione di tutto l’essere, una forma di contemplazione. Riscrivendo le teorie della filosofa, Cristina Campo nel saggio che dedica al rapporto fra attenzione e poesia scrive:

L’attenzione è il solo cammino verso l’inesprimibile, la sola strada al mistero. Infatti è solidamente ancorata nel reale, e soltanto per allusioni celate nel reale si manifesta il mistero. I simboli delle sacre scritture, dei miti, delle fiabe, che per millenni hanno nutrito e consacrato la vita, si vestono delle forme più concrete di questa terra: dal Cespuglio Ardente al Grillo Parlante, dal Pomo della Conoscenza alle zucche di Cenerentola. Davanti alla realtà l’immaginazione indietreggia. L’attenzione la penetra invece, direttamente e come simbolo.
Cristina Campo, Attenzione e poesia

Per la scrittrice, si attinge all’altrove per mezzo di uno sforzo dell’attenzione che vede nel reale un simbolo del mistero, unica vera fonte del sapere.

Elisabetta Corsi

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