Non so a voi ma a me sul Metaverso spesso appaiono questi test, dove in cambio di una decina di domande, ti rivelano la tua identità di ‘angelo‘. Il Vangelo di questa domenica (Lc 9, 51 – 62) non è dissimile, perché leggendolo e pregandolo, ci mostra la verità su come noi siamo o vogliamo essere messaggeri, angeli.

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé

La parola ‘messaggeri’ infatti traduce il greco ‘angelous‘, in italiano angeli. Infatti nell’Antico Testamento, gli angeli erano i messaggeri di Dio, della sua Parola.

Ora in questa pericope introduttiva ci viene presentata una scena dai toni forti:

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Noi, per fede, sappiamo che il Cristo tornerà, anche se non sappiamo né il giorno né l’ora, ma ci abita la certezza di questa sua venuta finale. Come nel Vangelo odierno, anche noi siamo chiamati a prepararli l’ingresso, come suoi annunciatori affinché il suo ritorno desti una speranza gioiosa e non una terrificante paura.

Entrando nel vivo del passo evangelico, Giacomo e Giovanni sembrano non fare una bella figura, al primo rifiuto subito ‘fuoco e fiamme’, non a caso sono soprannominati ‘i figli del tuono’. Tralasciamo il fatto che prima di loro, Elia nel Secondo Libro dei Re, si era comportato allo stesso modo, quello che interessa è che il nostro stile di evangelizzazione rischia di non essere tanto dissimile anzi. Siamo colmi di aggressività, spesso repressa, che esplode al minimo ‘no’ altrui, (basta bazzicare un po’ i social per respirare questa aria avvelenata). Oppure anche – e questo mi tocca ancora di più – ci chiudiamo, barricati nelle nostre sicurezze davanti a chi è diverso da noi, a chi ha uno stile di vita diverso dal nostro.

Quando mi comporto così, quando mi chiudo, quando invece di aprire le braccia per un abbraccio, le serro in un gesto di mal celata repulsione, ecco qui il Maestro sempre voltarsi e rimproverarmi ma lo fa con quel medesimo Volto con cui vorrebbe che noi stessi guardassimo gli altri cioè un volto da cui traspare una profonda e viscerale misericordia, come a dirci e a ridirci: nel modo con cui vi ho amati, amati anche voi.

Ecco che sorge in tutta la sua prepotenza la domanda: quali angeli siamo? Arroccati sulle nostre sicurezze, con la verità in tasca oppure persone – non supereroi – che camminano al fianco degli altri fratelli per incrociare lo sguardo di Colui che ci ha amati per primo?

Paride

Il link al commento del Vangelo di domenica scorsa: il-deserto-diventera-un-giardino/

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