Wow! Eccoci qui, già alla quarta Domenica di Avvento 2022! Tante cose sono successe quest’anno, tante notizie hanno catturato la nostra attenzione, ed è giusto che ci facciamo toccare dalla storia che ci circonda. Questo farsi toccare, questo farsi coinvolgere, questo dire “sono qui, in mezzo a tutto questo e faccio la mia parte” è, come vedremo, uno dei più grandi insegnamenti che San Giuseppe ci può offrire gratuitamente (lui è un uomo che dona gratuitamente, da sempre!).

Siamo nel Vangelo di Matteo, testo che si apre con la trascrizione della genealogia di Gesù. Sappiamo abbastanza tutti (e di solito sbadigliamo) quando ascoltiamo l’elenco da Abramo a Davide (14 generazioni), da Davide a Giosia (14 generazioni) e da Giosia a Gesù (14 generazioni). Il numero 14 rimanda, nella lettura rabbinica, alle consonanti della parola David; in questo modo Matteo collega Gesù alla promessa Davidica, abilitata a realizzare la speranza messianica (cfr. 2 Sam 7).

Per Matteo, è bene ricordarlo, le vicende di Gesù possono essere comprese soltanto alla luce della storia d’Israele.

Nella cultura ebraica la generazione è un atto che riguarda gli uomini, ma nel caso di Gesù il verbo della generazione è attribuito a Maria, la sposa di Giuseppe, perché con Gesù è inaugurata la nuova creazione.

Ma veniamo a noi e a quanti leggiamo nel Vangelo di oggi.

Se il brano precedente ripercorreva le tappe del cammino di Dio dentro la storia del popolo di Israele, quello di oggi dice come noi entriamo nella storia di Dio.

Ci viene riferito, infatti, l’annuncio dell’Angelo a Giuseppe.

Giuseppe accoglie con fiducia quanto gli viene annunciato e questa fiducia, che si trasformerà in azione, lo rende pienamente coinvolto nella storia della salvezza.

Ma che vuol dire questa frase che abbiamo sentito tante volte?

Che vuol dire per Giuseppe? Che vuol dire per me e per te?

La fede di Giuseppe lo mette in relazione con Dio; ma non in una semplice relazione in cui ci si scambia comandi o informazioni (come tra un uomo e un computer che esegue il comando che impartisce l’uomo) ma in una relazione profonda, di amicizia, di fiducia reciproca!

Oggi non vediamo solo l’uomo che si fida di Dio, ma di un Dio che (è bene a questo punto aprire le orecchie per essere pronti a stupirsi)un Dio che si fida dell’uomo (bene…ora puoi svenire per lo stupore!).

Dio, ci dice il Vangelo, si fida di Giuseppe, ma non solo di lui, ma anche di me e di te!

E non sono solo belle parole! E’ proprio così!

Questo non vuol dire che non sbagliamo, anzi, ma vuol dire che nonostante siamo capaci di errori, di peccati, di sbagli…Dio non si ferma e ti prende per mano e chiede il tuo aiuto per venire sulla terra.

Bello ricordarselo eh?! 😉

Tornando al testo, leggiamo che Giuseppe è definito “Giusto”.

I “giusti” erano quelle persone che mettevano in pratica la Legge di Mosè (compresi i precetti e tutto il resto). Ma, a ben guardare, Giuseppe avrebbe dovuto ripudiare Maria, avrebbe dovuta consegnarla alla lapidazione. Questo era scritto nella Legge e, con buona coscienza, questo avrebbe dovuto fare.

Ma invece quest’uomo che fa?

Non si limita ad osservare meccanicamente un comando della sua religione, né si limita a misurare la sua coscienza con quella degli altri.

Giuseppe riflette e pensa che non è bene umiliare una persona, non è bene abbandonarla alla morte e in questo suo dubbio morale, ecco che Dio gli parla e gli dà solo una spinta a continuare per la via della misericordia…a non accusare Maria e a tenere con sé sia lei che il bambino.

Questo cosa può insegnarci? Che vale sempre la pena fermarci a cercare di capire quello che ci succede, che è bene sempre fermarsi prima di giudicare qualcuno anche quando la gente che ha la nostra stessa fede religiosa pensa diversamente.

E’ bene appellarsi sempre a Dio e chiedere luce alla nostra coscienza per capire il bene possibile da compiere in quello che viviamo quotidianamente.

E’ sempre bene entrare in relazione con Dio, anche quando pensiamo di esserci allontanati da Lui, anche quando pensiamo (scioccamente) che Lui si sia allontanato da noi.

L’unicità del Dio cristiano è nel suo essere comunione, relazione di persone ed è significativo che nel Vangelo di questa domenica tutte le persone siano definite e presentate attraverso una relazione: Maria è madre di Gesù, sposa di Giuseppe; Giuseppe, figlio di Davide, è suo sposo; Maria, la sposa, partorirà un figlio che salverà il popolo di Dio dai suoi peccati. Il Dio-con-noi esalta l’unicità di ogni relazione, salvandola dall’insignificanza e dalla banalità perché mostra in ognuna la sua presenza.

E infine, come non ringraziare san Giuseppe per l’ennesimo insegnamento che ci regala questa Domenica?

Certo! Ti ringraziamo carissimo Giuseppe perché hai accettato di farti stravolgere la vita da Dio, perché hai creduto, sul serio, che il Dio della promessa potesse servirsi della tua amata Maria per entrare nella storia. Perché hai avuto il coraggio di andare oltre le tue aspettative sul matrimonio con Maria, sulla vostra coppia e hai deciso di rispondere con amore alla storia, alla vita che ti chiedeva di rispondere. Avresti potuto dire no! Avresti potuto obbedire ai tuoi schemi, alla giustizia del tuo tempo ed invece hai obbedito all’amore e alla vita, quella vita che ti si presentava in quel momento.

Rendici capaci di sognare, di lasciare che Dio ci cambi la vita, di ascoltare il nostro cuore e la nostra coscienza. Rendici capaci di disobbedire al “si è sempre fatto così”.

Grazie, caro san Giuseppe!

di Pietro e Filomena #Spiritualità&Vita Quotidiana…

Per chi volesse, la meditazione della domenica precedente: il parto dell’attesa.

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