Che l’Apostolo delle genti abbia una speciale preferenza per la piccolezza è chiaro anche dal nome con il quale egli sempre firma le sue lettere, Paulus, cioè – secondo il significato latino – “piccolo”, “di poco conto”. Il grande annunciatore del vangelo afferma, senza paura, di essere “il più piccolo tra gli apostoli” (1Cor 15,9).

Piccolo perché consapevole

La certezza della propria piccolezza nasce dalla consapevolezza del passato di persecutore della Chiesa, ma anche da quelle evidenti limitatezze che lo contraddistinguono, come la presenza fisica debole e la parola dimessa (cf. 2Cor 10,10). È soprattutto nelle due lettere ai Corinzi che egli parla della propria debolezza. Non è per le proprie doti che Paolo è grande, né per le sue qualità che egli può dirsi forte, ma per poter ogni volta sperimentare nella sua piccola e debole esistenza che il Signore agisce con grandezza e forza. Come il Signore stesso gli ha fatto comprendere, è proprio la sua piccolezza e debolezza che diventa il luogo in cui si manifesta pienamente la grandezza e la potenza di Dio (cf. 2Cor 12,9).

Davvero un bell’insegnamento per tutti noi, tentati molto spesso di usare il nostro difettoso metro umano per stabilire, per noi stessi e per gli altri, i criteri di grandezza e forza.

Don Fabio

Ps. L’articolo precedente per quanto riguarda Paolo nella rubrica “Sacri Volti”: https://www.legraindeble.it/lavorare-con-le-proprie-mani-per-vivere-nellamore/

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