I verbi del volontario nasce in un piovoso pomeriggio di Maggio per un’occasione speciale: il memorial di un caro amico, tornato al Padre troppo presto, Mattia. E’ una serie di meditazioni, per la precisione cinque, messe sotto forma di “passi” le quali cercano di approfondire dei “verbi” che costituiscono l’identità del volontario. Il secondo passo sull’essere e sull’esserci è nel link.

FARE – DONARE

Siamo giunti al giro di boa di questa breve “camminata insieme” e ci addentriamo nel passo più visibile dei 5: il fare.

E’ il passo più semplice da descrivere ma non per ciò meno importante.

Ogni volontario, in base al carisma dell’associazione di cui è parte, è chiamato ad un fare che in buona parte dei casi si traduce in un più nobile “donare”, infatti non tutti quelli che fanno donano, ma tutti quelli che donano, fanno.

Che sia una parte del proprio corpo, del proprio tempo, delle proprie competenze, del proprio lavoro: tutto questo è dono.

Questo ci mette davanti un fatto non sempre facile da accettare:

la mancanza di corrispondenza.

Non sempre ad ogni “dono” corrisponde un grazie. Non sempre ad ogni servizio corrisponde un applauso, a volte – può capitare che donando si incorra in qualche incomprensione, a qualche resistenza e quindi ci si interroga sulle reali motivazione del nostro donare.

Essere volontari non è un gioco, anche se a volte ci si diverte,

essere volontari è una realtà seria che tocca il nostro cuore e il cuore degli altri.

Ed ora, sempre in un momento di riflessione, chiediamoci perché e per chi ci impegniamo?

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