Uno dei temi più ricorrenti in Paolo è quello della libertà; anche solo la presenza di questo vocabolo nel suo epistolario indica che si tratta di uno dei nodi della sua predicazione apostolica. Ma che vuol dire – per Paolo – essere liberi?

L’uomo, infatti, fa spesso esperienza – suo malgrado – di tutti quei padroni che lo rendono schiavo: il peccato, la carne, la morte e persino la Legge che può diventare un pesante giogo. Allo stesso tempo, però, il credente sa che l’incontro con Cristo lo ha pienamente reso libero.

È in particolare nella croce del Signore che egli riconosce il “caro prezzo” (cf. 1Cor 6,20) con cui è stato riscattato da ogni schiavitù. Dopo aver insegnato che “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1), Paolo precisa che il credente non può utilizzare questo enorme dono ricevuto per soddisfare i propri piaceri o per vivere una vita sregolata… sarebbe come piombare di nuovo dentro la schiavitù.

È vero, infatti, che tutto è lecito, ma è pure vero che non tutto giova! (cf. 1Cor 10,23). Libero “da” ogni tirannia, il credente scopre di essere libero “per”: per amare, per servire, per accompagnare il fratello più debole, per edificare la propria comunità. Anche in questo Paolo stesso ci è di esempio: “pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero” (1Cor 9,19).

Don Fabio Villani

Ecco l’ultima puntata della nostra rubrica “Sacri Volti” su Paolo: un-solo-pane-un-solo-corpo.

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