Ritorno alla Vita è una meditazione sul salmo 32 del Salterio.

Pietra dell’edificio ecclesiale in Ps. 32

Testo del Salmo al link https://www.bibbiaedu.it/CEI2008/at/Sal/33/

La creazione dei cieli

Foto di Free-Photos da Pixabay

La riflessione ritorna ancora sul salmo 32 e ne sviluppa alcuni punti nodali. Nella scorsa meditazione, il discorso prendeva in considerazione la volontà di purezza quale via di accesso alla percezione profonda dell’Amore trinitario (a cui rimando: https://www.legraindeble.it/infinita-volonta-di-purezza/). Ora, per un’altra via cerchiamo, indegnamente, con questa riflessione di giungere e meditare i versetti che seguono. In particolare, al v. 6 è scritto: τῷ λόγῳ τοῦ κυρίου οἱ οὐρανοὶ ἐστερεώθησαν (tò lògo tù kurìu oi uranòi estereòthesan), che significa letteralmente “con la Parola del Signore i cieli sono rinvigoriti”. Ad una prima lettura – dell’intero versetto – il testo sembrerebbe rimandare all’opera creatrice della Forza di Dio che con la Parola e con lo Spirito infonde la sua Potenza al Creato per renderne le forme alla vita. Ma in una più profonda interpretazione del Mistero, la Scrittura sembra rivelarci un’altra verità.

Il miracolo

Il verbo στερεόω, utilizzato dal salmista per descrivere l’azione della Parola di Dio sui “cieli”, porta in sé il significato della solidità: Dio rende “fermo, stabile” il “cielo” che crea e su cui agisce. Il verbo, in questa forma passiva, ricorre una sola volta nel Nuovo Testamento, precisamente in At. 3, 7. Pietro insieme con l’apostolo Giovanni guarisce uno storpio presso la porta Bella di Gerusalemme. Al comando di Pietro: “Nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno, cammina!”, lo storpio, preso per la mano destra, si alza, infatti: παραχρῆμα δὲ ἐστερεώθησαν αἱ βάσεις αὐτοῦ καὶ τὰ σφυδρά, (parachréma dé estereòthesan ai bàseis autoù kai tà sfudrà), letteralmente: “all’improvviso le sue fondamenta (i suoi piedi) furono rinvigorite ed anche le caviglie”.

La pietra d’angolo

Foto di marijana1 da Pixabay

Non può essere una semplice coincidenza che lega indissolubilmente questi due passi della Scrittura, dove tutto è ponderato e misurato e sapientemente ordinato dalla mano di Dio per amore della nostra coscienza. La Parola con cui i “cieli” vengono rinvigoriti è il nome di Gesù Cristo il Nazzareno nel miracolo di Pietro. E quei “cieli” su cui si manifesta l’azione divina diventano le “fondamenta” di un corpo guarito dal male, di membra che, rinforzate, ritornano ad innalzarsi verso il cielo. Sono le tre del pomeriggio quando Pietro compie miracolo assieme a Giovanni: sono le tre del pomeriggio quando la “pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra d’angolo”, Cristo, la Pietra su cui si fonda l’edificio ecclesiale, quell’edificio che porta come sue fondamenta i santi apostoli e profeti e le cui membra, se innestate nel Cristo, siamo noi.

La vite

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Riportati alla Salvezza e innalzati verso il Cielo come sue parti costitutive, la Parola opera un’ulteriore azione vivificante: τῷ πνεύματι τοῦ στόματος αὐτοῦ πᾶσα ἡ δύναμις αὐτῶν· (to pnéumati tù stòmatos autoù pàsa é dùnamis autòn), che significa “con lo Spirito della sua bocca, ogni potenza a loro”. Dopo aver rinvigorito le sue proprie membra, dopo aver gettato nell’abisso i tralci marciti e senza vita, lo Spirito di Dio effonde la sua potenza su quei tralci che hanno scelto di crescere attaccati alla Vite, alla Vita, a Cristo. Mite e umile, l’anima umana deve scegliere di rimanere abbracciata per tutta la vita al Mite e Umile, sopportando, sulle sue spalle, il peso dolcemente sofferto del Suo Giogo. Perché soltanto cedendo la nostra vita alla Vita potremmo vivere e gioire eternamente.

Altre meditazioni sui salmi sono presenti all’interno di una rubrica dal nome: “L’incanto dei salmi”, presente nel nostro blog.

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