Breve riepilogo sulla storia di Rut

Finora abbiamo visto Rut alla ricerca di un Dio al quale professa la sua fedeltà ancor prima di conoscerLo: “il tuo Dio sarà il mio Dio”, dice a Noemi, e l’abbiamo vista essere capace di amare sia con le parole sia con i fatti (https://www.legraindeble.it/rut-donna-in-cerca-di-dio/). Infatti, quando arriva il momento, non ci pensa due volte a prendersi cura della suocera Noemi, andando a spigolare (https://www.legraindeble.it/rut-spigolatrice-del-quotidiano/). E così l’abbiamo lasciata nel campo di Booz: un uomo “forte” che ci ha insegnato che la vera forza non ha niente a che fare con la violenza, né con la supremazia sugli altri, bensì con la protezione, con il prendersi a cuore le cause dei piccoli, degli ultimi. Non si è forti in base a quanti muscoli si possono esibire e, se capita, adoperare; si è forti in base a quante carezze, quanto amore, si è capaci di donare e anche di ricevere (https://www.legraindeble.it/rut-donna-abbracciata-da-dio/).

Foto di Daria Shevtsova da Pexels.

Senza neppure saperlo, Rut mette in pratica i due più grandi comandamenti che, secoli più tardi, Gesù donerà all’umanità: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, 37; 39: troviamo qui il passo). E in effetti c’è un legame molto speciale tra questa donna moabita e il Messia. Ma facciamo un passo indietro.

Noemi riacquista fiducia

Siamo alla fine del secondo capitolo del libro di Rut (Rt 2, 17-ss.: https://ora-et-labora.net/bibbia/rut.html).

Tornata a casa Rut non può non raccontare a Noemi l’accaduto anche perché questa è impaziente di sapere come sia possibile che la nuora abbia portato a casa un’intera efa d’orzo, vale a dire più di 36 litri. Al solo nome di Booz, la speranza di Noemi si riaccende perché costui era a loro congiunto da un legame di parentela. Esisteva infatti la legge del levirato, la quale stabiliva che una vedova potesse essere presa in moglie dal parente più stretto del suo defunto marito, così da garantirgli una discendenza. Se la cosa, considerato il contesto storico e culturale in cui sono ambientati i fatti, può sembrarci naturale e scontata, in realtà, nel caso di Rut, non lo è per niente.

Rut e Booz: liberi o costretti?

Anzitutto notiamo che la proposta di matrimonio non viene da Booz, ma dalla stessa Rut che, su consiglio di Noemi, si reca da lui di notte e gli dice: “Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto” (Rt 3, 9), che tradotto per noi sarebbe: Mi vuoi sposare?. Questo dettaglio ci fa capire che il parente stretto non era obbligato a prendere in sposa la donna rimasta vedova, altrimenti Rut non avrebbe avuto motivo di chiedere a Booz di sposarla. E poi la risposta di Booz ci comunica che la donna vedova non era assolutamente tenuta a risposarsi proprio con il parente più stretto del marito defunto: “Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero” (Rt 3, 10).

Di fatto Rut e Booz si sono scelti liberamente.

Foto di Skitterphoto da Pexels.

Le Dio-incidenze

In verità Booz non era il parente più vicino al defunto marito di Noemi. Ve n’era un altro di cui non conosciamo neppure il nome, che tuttavia rifiuta di prendere in moglie Rut – che restava pur sempre una straniera e la cosa non era irrilevante per lui – e di conseguenza Booz subentra al suo posto. Vengono celebrate così le nozze tra Booz e Rut e dalla loro unione nasce a Betlemme un figlio, Obed: letteralmente “servo”.

Che meravigliosa Dio-incidenza! Non possiamo non pensare al Bambino Gesù, venuto per servire, e guarda caso, nato anche lui a Betlemme, di fatto da una donna – la Vergine Maria – non originaria del posto e quindi “straniera”, un po’ come Rut. Questo stretto ed evidente legame tra Rut e Gesù Cristo trova conferma nella stessa genealogia di Gesù presente all’inizio del Vangelo di Matteo: “Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide” (Mt 1, 5: troviamo qui il passo). Proprio lei: Rut, la moabita, annoverata quale bisnonna del re Davide, e di conseguenza antenata di Cristo, il Salvatore del mondo.

Il libro di Rut, breve quanto il nome che porta, ci insegna che non c’è vuoto, né disperazione, né povertà, né amarezza, che Dio non sappia abitare e colmare riempiendoci, a tempo debito, di Grazia su Grazia.

Foto di Dorothée QUENNESSON da Pixabay.

Per riflettere

Da qualche giorno siamo entrati nel gioioso Tempo del Natale. Mettiamoci davanti al presepe di casa nostra o di una chiesa; contempliamo il Bambino Gesù, che viene ad abitare tra le nostre braccia; sentiamoci grati per questo dono d’Amore Eterno. Guardiamo anche Maria Santissima e Giuseppe suo castissimo sposo, e regaliamo un pensiero anche alla nostra Rut e a tutta la stirpe di Davide – per nulla esente da macchie di peccato, anche gravi. Eppure, proprio in questa stirpe, Dio si è voluto inserire, per dimostraci che per quanto sporca e devastata possa essere, nessuna storia, nessuna vita, è da buttare via. Ognuno di noi, dal più peccatore al più santo, merita di tenere in braccio Gesù Bambino. Questo avremmo letto negli occhi di Maria nella Notte in cui ha dato alla luce il Figlio di Dio e questo lei, che è anche Madre nostra, ci sussurra ancora oggi dal presepe.

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