Cari lettori, condividiamo con voi la seconda parte dell’articolo sulla povertà. Per chi si fosse perso il primo, qui il link! Buona lettura a tutti voi.

Crepe

La gente per le vie della città non è sempre felice, anzi, non lo è quasi mai. Anche io che mi trovo a camminare per le strade di questo mondo mi scopro talvolta infelice, nostalgica, scontenta, come se fosse crepato lo spazio fra il desiderio e la realtà. Ed è esattamente in questa crepa che vive la maledizione originale, quell’inganno che ci portiamo dentro sin dai primi passi nel giardino dell’Eden. Desideriamo essere proprietari, stendere la mano sulle cose del mondo per alimentare la potenza dell’individualità. Eppure la realtà ci dice che questa dinamica non funziona, anzi, genera depressione, ingiustizia, male.

Guardare Cristo mi insegna che la povertà è l’antidoto all’infelicità del mondo. Lui, che poteva sentirsi proprietario di tutto perché era nel Padre mentre pronunciava il suo fiat, non ebbe nulla nemmeno per posare il capo. La sua vita era tutta abbandonata nelle mani del Padre, tutta impastata di Provvidenza, tutta affidata ad una precarietà che si lanciava oltre i confini del possibile. In Gesù la povertà diventa dono, spogliarsi perfino della vita per arricchire di vita l’umanità. In questa contemplazione risiede tutto il gusto di abitare la crepa fra desiderio e realtà, fra possedimento e spogliazione, fra scontento e gioia. E allora voglio essere povera e desidero che questa volontà sia riscoperta nelle profondità del cuore di ognuno.

Scegliere l’essenziale

Vorrei provare a tradurre “scegliere la povertà” con “scegliere l’essenziale”, scegliere di essere felice con le poche e piccole cose che la vita ci dona ogni giorno. Oppure, se la vita stessa ci presenta un periodo di povertà, quello potrebbe essere un momento da accogliere con gioia perché forse ci sta proprio donando un tempo per contemplare e gioire di quello che c’è intorno a noi.

Con Povery Wannabe voglio augurare a me e a voi di imparare ad accogliere e custodire tutte le nostre povertà, sia quelle che scegliamo, sia quelle che ci “capitano”.

Esse possono diventare una grazia che ci aiuta a crescere e ad imparare qualcosa di nuovo sull’esempio di San Francesco che è stato, per scelta, un “Povero Wannabe”.

Eucarestia

Povertà
è scegliere ciò che la vita ci ha dato
attraversare le paure
affrontare il quotidiano
riconoscere che ogni cosa è un dono
compresa l’intera vita.
E sapremo “dire Grazie
al donatore,
l’autore della Vita.

Vorrei essere povera

Voglio essere povera, quando mi confronto ogni giorno con le difficoltà giovanili, voglio essere povera quando devo fare un passo indietro per far fiorire i miei fratelli. Voglio essere povera quando le intuizioni che vivo, vengono sublimate, ed in obbedienza accetto. Voglio essere povera, quando chi accompagno soffre, e posso solamente farmi strumento di ascolto, di accoglienza e di tenerezza. Voglio essere povera perché nella povertà vivo la libertà.

Il dono della povertà

Vorrei chiedere al Signore il dono della povertà di spirito per essere davvero libera. Avere il cuore, la mente e l’anima liberi per poter essere plasmata da Dio. Libera da ogni radice di attaccamento e paura, libera per affidarmi a Lui e per una vita davvero piena e gioiosa donata anche agli altri.

Amen.

La Redazione

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